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# 25 – Le iene

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di Carmelo Mobilia & Mickey


San Francisco. Sede della Divisione Servizi Forensi.

Dopo una nottata estenuante trascorsatra provette e analisi di vario genere, l'ispettore Benjamin Reilly non poteva che bramare come ossigeno la pausa caffè.
Purtroppo per lui, qualcuno stava per rovinargli quel momento.
<Ben, hai letto qui che schifo?> richiamò la sua attenzione il collega Damon Ryder, brandendo la copia odierna del San Francisco Express. <Questo Paese finirà male, se continuiamo così. Le carceri sono un colabrodo!>
<Cos’è successo... un indulto o è evaso qualcun altro?>
In tutta risposta, Ryder gli passò il giornale e puntò il dito verso un trafiletto firmato da Jack Morris, l'attuale compagno di Jessica Carradine.
Da una prigione femminile a Chowchilla, erano state liberate due donne grazie al clamoroso blitz di un singolo criminale dotato di braccia meccaniche.
E una delle due evase era Carolyn Trainer, la dottoressa Octopus, la sua vecchia arcinemica - per quanto questo la dicesse lunga sulla reputazione del Ragno Rosso nella prima parte della sua carriera - La donna, perlomeno, lo considerava un suo nemico giurato, e questo significava ulteriori guai in vista per lui. Come se il nuovo Hobgoblin non fosse già un grattacapo degno di nota.
<Certo, già le carceri di massima sicurezza sembrano avere le porte girevoli, se poi metti la Dottoressa Octopus in una prigione comune... prima o poi uscirà in qualche modo!> commentò, con una certa frustrazione.
<Esatto! E' quello che dico io!>
<Sono stati in gamba, comunque. Non hanno fatto in tempo a denunciare il furto dei tentacoli dai magazzini dell'FBSA che hanno fatto il colpo.>
<Incompetenti... avrebbero dovuto mandare subito rinforzi... e se la sono fatta sfuggire sotto il naso!>
<Mi chiedo solo chi possa avere interesse a liberare lei...>
<Il Dottor Octopus?>
<Non credo...> mormorò Reilly, meditabondo. Più tardi avrebbe dovuto chiamare Peter Parker per un veloce consulto e avere aggiornamenti su Otto Octavius, tanto per stare sicuro.

<Be', la pausa è già finita, maledizione. E c'è un sacco di lavoro da fare, dopo la retata di stanotte di Codice Blu contro la Legion come-accidenti-si-chiama...>
<Che hanno trovato?>
<Più che altro droga, con fin troppa OCM.>
<Dovete bonificarla?>
<Sì, tra le altre cose, ma prima finiamo analisi e accertamenti> disse Ben, ingollando il fondo del caffè e buttando il bicchiere di plastica nell'apposito contenitore.

<A dopo, buon lavoro!>
Una strana e inquietante luce baluginò negli occhi di Damon Ryder. Gli si era accesa una lampadina, per la svolta che stava invocando da tempo...

Nel pub Maracaibo.

Ormai stava diventando un'abitudine per ElisabethTyne ed Helen Spaceyfrequentarsi.

La situazione era strana per una serie di ragioni: perché in genere dovevano portare con loro il piccolo David o perché Elisabeth era l'ex del fidanzato di Helen. Passavano oltre questi dettagli perché la doppia vita di Ben Reilly le lasciava troppo sole, e nessuno poteva comprenderle come facevano l'una con l'altra. Quella sera avevano fatto un salto di qualità: avevano pensato bene di imbastire una classica serata tra donne, coinvolgendo delle conoscenti dalla vita ancor più stramba della loro, se possibile: Jessica Drew e Lindsay McCabe.
Quando si è a un tavolo con due fiamme dell'Uomo Ragno e del Ragno Rosso, e con una Donna Ragno, gli aneddoti divertenti non mancano. Per essere la loro prima uscita, le ragazze si trovavano bene: con nessun'altra amica, quand'anche ci fossero state, avrebbero potuto parlare così apertamente. Ma anche una serata piacevole tra amiche può degenerare, quando si esagera con l’alcool... e per Lindsay ed Elisabeth quel limite era stato abbondantemente superato.

<Per oggi può bastare, piccola> redarguì Jessica, allontanando il bicchiere dalle mani di un'ilare Lindsay e passandolo nelle grinfie di Elisabeth, che colse la palla al balzo per un altro sorso. <Oh che cazzo... lasciati andare, Jess! Fatti un bicchiere e divertiamoci come ai vecchi tempi...>

<Liz, non siamo più delle ragazzine... anche se tu ti stai comportando come una liceale.>
<Infatti, non voglio fare la bacchettona di turno, ma forse tutte noi abbiamo alzato troppo il gomito> disse Helen Spacey, in un rigurgito dell'indole della vecchia e angelica GwenStacy.

<Dio, siete delle tale bacchettone... con voi non ci esco più!> esclamò Lindsay.

<Ok, ti porto a casa... saluta le ragazze.> disse Jessica tirandola per un braccio.

Helen e Elisabeth le videro allontanarsi, ed era evidente che tra loro c’era maretta.

<Beh direi che sia il caso che ce ne andiamo anche noi....>

<Sì... ho fatto il pieno anch’io> disse Elizabeth, alzandosi barcollando.<Meno male che la babysitter ha messo David a letto... non ce la farei a portarcelo io, stasera...> aggiunse ridacchiando.

Uscirono dal pub ad aspettare il loro taxi.

<Povera Lindsay... so quello che sta passando.> sospirò Helen.

<Che intendi?>

<Lei... sta molto male. Cerca di non darlo a vedere ma sta soffrendo molto. Credo che stasera abbia cercato di evadere un po’ dalla realtà.>

<Mio Dio Helen... ma sei davvero così dolce? Sembri Pollyanna!>

<Cioè?>

<Capisco perché Ben ti ama così tanto...  sei sempre così premurosa con tutti... anche con me, durante quella faccenda di David [1]...e dire che io sono stata una tale stronza nei tuoi confronti....>

<Ora straparli, dai...>

<No no no, dico davvero, Helen... sei fantastica, con me e David, nonostante io abbia cercato di portarti via Ben... anche dopo che siamo stati insieme, lui non ha...[2]>

<Dopo che voi siete...?> Helen non poté credere alle sue orecchie.

<Tu ... non lo sapevi? Ma io.... cioè credevo... pensavo che te lo avesse detto e che tu... lo avessi perdonato.> borbottò Elizabeth, mortificata <Ma non è significato niente... lui ama te... dico davvero... Helen, torna qui!>

Ma la ragazza le voltò le spalle e se ne andò per conto suo, furibonda e incredula.

 

Sede della Divisione Servizi Forensi.

 

Trafugare del materiale sotto sequestro era un reato che gli sarebbe costato il posto e probabilmente pure la reclusione. Ma Damon era troppo eccitato dall’idea di quello che avrebbe potuto fare con quella dose di OCM. Si chiuse nel bagno e cerco di calmare l’affanno che il nervosismo gli aveva procurato. “Fisicamente non idoneo per entrare nella squadra” era stata la motivazione della sua esclusione da Codice Blu.

Ma adesso tutto questo sarebbe stato superato.

Nessuno gli avrebbe più dato del debole.

Nessuno.

 

Intanto, Ben Reilly finiva finalmente il suo turno di notte. Seppur abituato a fare le ore piccole nei panni del Ragno Rosso, rincasare a quell’ora lo stancava sempre.

<Come fanno gli altri, senza poteri di ragno? Non li invidio affatto....> pensò sbadigliando. Prese il cellulare e si accorse di aver ricevuto diverse chiamate da parte di Helen. Chissà cosa voleva? Stava per pigiare il tasto “recall” quando un’altra telefonata lo anticipò sul tempo. Era il numero di Jessica Carradine.

<Pronto, Jessica... che succede?>

<<Ben.... io... non so più che pensare.... sto male..... tutti fanno finta di non vedere, di non capire... aiutami.... ti prego..... >>

<Jessica, calmati... dove sei?  Stai calma, tutto s’aggiusterà...>

Ma la risposta fu solo un pianto disperato e singhiozzi confusi, poi la linea cadde.

<Jessica... pronto, Jessica?>
Provò a richiamare ma nessuno rispose.

Lo stomaco di Ben si strinse. Il cuore cominciò a battergli forte in petto. Il senso d’ansia cominciò a farsi largo in lui. Salì a bordo del suo sidecar e si diresse verso l’appartamento di Jessica.

Avrebbe fatto senz’altro prima se si fosse recato lì affidandosi alle sue ragnatele, ma pensò che fosse fuori luogo, dato che quella poveretta era caduta in quello stato paranoico a causa del suo alter ego[3]:e se qualcuno le avesse segnalato la presenza del Ragno Rosso nei pressi di casa sua? Cosa avrebbe potuto pensare? Che quel “mostro” la stesse perseguitando? No, meglio evitare, e stringere i denti in mezzo al traffico di Frisco.

 

Ufficio della Drew &McCabeInvestigations.

 

Dire che le faceva male la testa era un eufemismo. I postumi della sbornia si facevano sentire; dopotutto erano la tassa da pagare per trascorrere una serata alcolica. Ai tempi dell’università erano un’abitudine per Lindsay McCabe, ma allora li smaltiva in molto meno tempo; quei giorni però erano ormai lontani e dai capogiri si rese conto di non essere più una ragazzina. Doveva esser già grata che non le venisse da vomitare. Jessica si era alzata presto, per andare chissà dove. Si stava preparando il caffè quando sentì bussare alla porta.

S’irrigidì di scatto e corse a prendere il suo revolver. Si avvicinò alla porta di soppiatto e disse:

<Chi è? Siamo chiusi!>

La voce dall’altra parte, roca, profonda, sicura di sé, rispose:

<Apri, cocca. Sono io.>

Era una voce inconfondibile: Lindsay nascose la pistola nel cassetto della scrivania e andò ad aprire la porta.

<LOGAN!> esclamò, sorpresa ed entusiasta.

<Ciao piccola....> disse il canadese, abbracciandola <Ho sentito che non te la stai passando bene....> disse lui, con tono premuroso.

<Ti ha chiamato Jessica, non è vero?>

<E’ preoccupata per te. Mi ha raccontato cosa ti è successo. Sono qui per aiutarti.>

<Io... sto bene, Logan. Non c’era bisogno che ti disturbassi a venire...> rispose lei, allontanandosi da lui e sfuggendo con lo sguardo.

<Nessuno può mentirmi, lo sai. Il tuo corpo parla per te. Non c’è bisogno dei miei ipersensi per sentire l’odore di alcol e di polvere da sparo.> Logan le si avvicinò e le prese dolcemente per le spalle.<Piccola, non hai più nulla da temere ora. Ci sono qui io.>

E dopo settimane a tenersi tutto dentro, Lindsay McCabe scoppiò in un pianto liberatorio.

<Sta' tranquilla. Sfogati. Poi mi racconterai tutto. Ci penserò io a quei bastardi che t’hanno ferita, e quando avrò finito con loro rimpiangeranno il giorno in cui la loro madre li ha messi al mondo.>

 

Davanti all’appartamento di Jessica Carradine.

 

Gli sembrò di metterci un’eternità; quando vai di fretta il tempo non passa mai. Non aspettò l’ascensore e fece i gradini a tre a tre. Ben arrivò finalmente davanti alla porta, fece per bussare ma si accorse che la porta non era chiusa a chiave, e da dentro si sentivano urla:

<Jessica, apri questa dannata porta!> era Jack Morris che tirava pugni verso la porta del bagno, dove Jessica si era evidentemente chiusa.

<Jack, sono io, Ben. Mi ha chiamato lei. Cos’è successo?>

<Sono appena tornato dal turno di notte al giornale e s’è chiusa qui dentro! Prima mi diceva qualcosa ma è da cinque minuti che se ne sta in silenzio....>

<Avete litigato?>

<Ma no... era disperata, piangeva strillava... poi s’è chiusa lì e non è più uscita!>

<Aspetta, provo a parlarle io> disse Ben avvicinandosi alla porta <Jessica, sono io, Ben. Mi hai chiamato tu. Aprimi. Io...> ma non appena si avvicinò alla porta il suo senso di ragno cominciò a pizzicare.

<Fatti da parte!> disse a Jack, e abbatté la porta con una vigorosa spallata; come poliziotto addestrato non aveva bisogno di inventarsi scuse di alcun genere per la sua azione.

Non appena lui e Jack entrarono nel bagno videro Jessica stesa a terra, con un flacone di pasticche accanto a lei.

<JESSICAAAAA!!> gridò Morris, disperato.                                                                       

<CHIAMA IL 911!!!> gli disse Ben, mentre cominciava le manovre di rianimazione.

 

In un covo segreto nel quartiere di Sunnydale.

Alexis "Alex" Piper era quantomeno frastornata.
Ventiquattr'ore prima, era in una cella del Central California Women's Facility, insieme a Carolyn Trainer. Era finita dentro per spaccio, percosse e resistenza a pubblico ufficiale. E non ci stava poi tanto male, soprattutto da quando aveva conosciuto la sua ultima compagna di cella e, in qualche modo, poteva definirla omettendo il "di cella". Si divertivano, tra quelle quattro mura.
Adesso si ritrovava in un covo del maggiore boss della criminalità organizzata di San Francisco. Carolyn era trasfigurata in Lady Octopus - come le piaceva farsi chiamare adesso - dopo il recupero dei suoi tentacoli idraulici. Accanto a loro, il Signore del Crimine era bardato dalla sua maschera, così come l'inquietante Hobgoblin.
E la parte più assurda della faccenda doveva ancora arrivare. Anzi, stava entrando dalla porta, grazie agli sforzi di due scagnozzi della cosca che reggevano una scatola simile a una bara.
<Grazie, poggiate pure qui> li congedò il Signore del Crimine.

Alex si meravigliò di come arrivasse a sporcarsi le mani e, in un certo senso, rischiare nell'aprire la cassa. Con soddisfazione di tutti, lo scoperchiamento rivelò l'armatura dello Scarabeo, immersa in granuli di polistirolo.
<Perfetto> si compiacque il boss, rialzandosi e facendo segno a lei, proprio a lei, di "favorire".
Carolyn aveva grandi piani per lei e non aveva esitato a imporli al suo nuovo protettore. In poche ore era stato contattato il ricettatore che aveva messo sul mercato nero una copia dell'armatura che era stata costruita e utilizzata da Abner Jenkins, e di cui avevano sentito parlare dietro le sbarre. Mai avrebbe pensato che avrebbe dovuto indossarla, come stava provando a fare adesso dietro un separé con l'aiuto di Lady Octopus, che commentava:
<Dovrò fare qualche modifica e dovremo testarla, ma a una prima occhiata, va benissimo>
<Lo spero bene, Carolyn, con quello che ci è costata. Ad ogni modo, oggi vi ho riuniti anche per un altro motivo.>
<Di che si tratta?> chiesero quasi all'unisono Hobgoblin e Lady Octopus, risentiti dalla sorpresa. Entrambi erano in lotta per la leadership non appena conosciutisi.

<Sto facendo alcune ... selezioni per un ambizioso progetto, il cui fine ultimo sarà quello di sbarazzarsi per sempre di quel maledetto arrampicamuri...>

<Selezioni? Di che genere?> chiese con tono ingenuo Alex Piper.

Seppur a volto coperto, era facilmente intuibile che il Signore del Crimine stesse sorridendo, in quel momento.

<Buonasera> si annunciò un individuo con un costume verde e un casco vitreo sul capo, comparendo letteralmente dal nulla, tra di loro.
<Mysterio!? Da quanto sei qui?> domandò la Trayner.
<Abbastanza da godere della vestizione del nuovo Scarabeo. Congratulazioni per tutto, signorina>
Alex era spaventata e furiosa. Gli uomini non le stavano simpatici, soprattutto quando si permettevano il lusso di certi commenti sessisti. E non a caso si era sempre messa nei guai per questo. Carolyn ormai aveva imparato a conoscerla, e con discrezione le avvinghiò i pugni, pronti a colpire, con due spire metalliche.
<Molto impressionante> commentò Hobgoblin, con un tono acido.
<Sono sicuro che legherete facilmente> disse sarcastico il Signore del Crimine <anche perché dobbiamo cavalcare l'onda: voi quattro avete già una missione da compiere>.
<Esatto. Preparatevi a infiltrarvi nella Volta. Abbiamo un altro paio di amici da portare a spasso.> annunciò Mysterio.

 

San Francisco General Hospital.
Reparto di Rianimazione.

 

Ben Reilly e Jack Morris erano in attesa. Jessica Carradine era stata sottoposta a una lavanda gastrica e al momento era sottoposta a un trattamento con carbone attivo per disintossicarle il sangue da qualsiasi cosa avesse ingerito.
I due ragazzi si conoscevano a malapena e questa spiacevolissima esperienza li stava costringendo a stare gomito a gomito. Il fatto che uno fosse l'ex della compagna dell'altro era l'ultimo dei loro problemi, al momento.
<Il punto è che conoscevo la sua ossessione per gli Uomini Ragno, ma non avrei mai immaginato sarebbe arrivata a tanto... soprattutto non dopo tutti i recenti sviluppi> ammise Ben, durante l'inevitabile chiacchierata con cui i due uomini cercavano di trovare un senso all'accaduto.
<Neanch'io che le ero accanto... come pensi che mi senta..? Quello che ha fatto è il sintomo di qualcosa di più grosso...qualcosa che...> s'interruppe Jack.
Reilly non se la sentiva di dirgli che non fosse colpa sua. Del resto ne sapeva troppo poco delle loro dinamiche.
<Da quando è morto Ken Ellis è sprofondata in uno stramaledetto stato depressivo.... l'hai visto anche tu in che stato si riduce.... quella volta, quando l'hai riportata a casa...[4]>

<Sì... me lo ricordo.>

<E da allora non ha fatto che peggiorare...è ossessionata da quello stramaledetto Ragno! Ce l’ha con tutti, con la polizia, con noi giornalisti... dice che nessuno vuole ammettere che è il Ragno Rosso è un mostro, che lo coprono, lo giustificano... io ho cercato persino di fare alcune indagini per scoprire la sua vera identità....>

Ben s’irrigidì improvvisamente. Aveva forse intuito qualcosa, come aveva fatto Ellis prima di lui?

<E.... cos’hai scoperto?> chiese, sforzandosi di non mostrarsi eccessivamente curioso.

<Ah, su di lui nulla... uno stramaledetto enigma! Ma indagando su di lui mi sono imbattuto in un'altra pista... qualcosa di altrettanto grosso.>

<Di che si tratta?>

<Di Hobgoblin. Ho un sospetto sulla sua identità... e avrei voluto farci un articolo, o una denuncia, ma ho troppo poco materiale per farne qualcosa di ufficiale. Sai, ho pensato... magari inchiodando lui, Jess avrebbe riacquisito maggior fiducia nel sistema...>
<Jack, qualunque pista tu abbia su di lui vale la pena batterla. Dimmi quello che hai scoperto.> insistette l'ispettore della scientifica.
<In città c'è Steven Levins. Non credo tu sappia chi sia, ma è stato accusato di essere Jack Lanterna, anche se i giudici non hanno trovato abbastanza prove per incriminarlo>.
Ben Reilly trasalì. Armada - il primo criminale che avesse mai combattuto nei panni dell'Uomo Ragno[5] -gli aveva confessato nei panni del nuovo Mysterio di aver assunto quell'identità in precedenza.[6] In effetti, però, non aveva rivendicato l'identità originale, di cui ricordava lo scontro contro Peter Parker e Capitan America per una contorta eredità mnemonica.
<Non ne so nulla, ma suppongo tu abbia le tue fonti>
<Sì, avevo seguito quella storia. Non ho nulla in mano contro di lui, ma è a San Francisco da un po' e mantiene un basso profilo.>
<Da quanto tempo?>
<Mesi, credo... insomma, considerando che sia Jack Lanterna sia Hobgoblin vanno in giro su un aliante, non pensi che i miei sospetti siano legittimi?>
<Più che legittimi> pensò Ben <Sta' pur certo che al Dipartimento indagheremo al riguardo.>

<Ti ringrazio Ben.>

<No, sono io che ti ringrazio, Jack. Senti ti lascio il mio cellulare, nel caso tu voglia passarmi altre informazioni e aggiornarmi sullo stato di Jessica.>

<Si, ti faccio sapere qualcosa io. Ormai non serve che rimani.... l’unica cosa che possiamo fare è aspettare.>

<Si riprenderà, vedrai.>

<Lo spero davvero....> sospirò Jack.

 

Appartamento di Ben Reilly e Helen Stacy a Forrest Hills.

 

Ben era ancora carico di adrenalina, mentre saliva le scale. Jessica se l’era cavata per poco... non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivata a tentare il suicidio. Forse avrebbe dovuto starle più vicino... in fondo era indirettamente colpa sua se s’era ridotta così, dopotutto. Questa storia del Ragno Rosso, di Hobgoblin l’aveva sconvolta a tal punto? E a proposito di quest’ultimo, forse Jack Morris l’aveva messo sulla pista giusta... se davvero Steven Levins, uno dei Jack Lanterna, era a San Francisco, c’erano delle ottime possibilità che fosse lui l’uomo sotto il cappuccio... dopotutto, Jason Macendale non aveva fatto la stessa cosa, a New York, qualche anno fa? Sì, era lui, era pronto a scommetterci il suo ultimo dollaro! Del resto le indagini dell'Uomo Ragno e della Donna Ragno avevano proprio collegato Jack Lanterna e il nuovo Hobgoblin. [7]

La prima cosa da fare era chiamare  Jessica Drew, e informarla del nuovo indizio.
Non appena aprì la porta, vide sul divano Helen seduta, scura in volto.

<Helen... scusami tesoro... ho visto le chiamate, ma mi è proprio passato di testa. Sono stato a casa di Jessica Carradine; quella poveretta sta passando un brutto periodo...>

<Perché non vai a letto anche con lei, per poterla tirare su?> gli disse lei, diretta come un pugno in faccia e fredda come il ghiaccio <Dopotutto, non è quello che fai quando vuoi aiutare una tua ex?>

Per Ben era inequivocabile: non sapeva come, quando o perché, ma doveva aver saputo di quella notte con Elizabeth. Si sentì gelare lo stomaco.

<Amore, io....>

<Non chiamarmi “amore!”> sbottò lei <Come puoi anche solo pensare di chiamarmi così, dopo quello che hai fatto?>

<Sono mortificato, tesoro, dico davvero. Me ne sono pentito subito, credimi.... non ha significato niente per me....>

<Ma come hai potuto? Come? Dopo... quello che ho passato! Potevo passare sopra al fatto che ci avessi fatto un figlio e che volessi frequentarlo, ma questo...> scoppiò in un pianto rabbioso. Sentire la sua fiducia tradita le aveva spezzato il cuore.

Ben stava annegando nel senso di colpa, da buon Parker.

<Helen ti prego ascoltami...> bofonchiò maldestramente, ma la ragazza lo aggredì.

<E mi hai pure spinto a farci amicizia ... cos’è, volevi tenere due piedi in una scarpa? I giorni pari con me e quelli dispari con lei?>

<Non è andata così... ti prego Helen, credimi, vorrei tanto che non fosse mai successo. Ho continuato a frequentarla solo per David, per quanto gli è accaduto. Io voglio solo te...>

<BASTA! Continui a ripeterlo ma io non ti credo! Me ne vado, in questo modo potete tornare ad essere una famiglia...>

Accanto al divano c’era una valigia che Ben non aveva notato.

<Helen no, non andartene... aggiusteremo tutto. Ti scongiuro, io...>

<Non possiamo aggiustare niente, non lo capisci? Io non mi fido più di te! Come faccio a sapere se ogni volta che indossi quel tuo stupido costume rosso non ne approfitti per infilarti nel suo letto? E’ finita, Ben, FINITA! Non intendo più vederti...>

Helen uscì di casa, sbattendo la porta. Ben rimase qualche istante in piedi a fissarla e ad ascoltare i suoi passi fuori dalla porta che si facevano sempre più distanti; poi si sedette sul divano, con la testa fra le mani.

<Sono un stupido, uno stupido.... > disse, e iniziò a piangere.
Il destino sembrava essere ancora contrario all'idea che un Peter Parker e una Gwen Stacy potessero essere felici insieme.

 

Intanto, nella tromba delle scale di un palazzo....

 

Damon Ryder barcollava, mentre scendeva le scale del proprio condominio. Il sangue nelle vene gli bruciava. Eppure non era del tutto spiacevole la sensazione dell'OCM in circolo. Se avesse avuto la lucidità per descriverlo, avrebbe parlato del crollo di una diga, che libera una carica stipata per troppo tempo. I suoi muscoli si contraevano in maniera aritmica, il che gli fece perdere la coordinazione e lo fece rovinare giù per i gradini. Più che il dolore della caduta, lo colpì la sensazione di essere trafitto da un milione di spilli. Gli ci volle qualche secondo per realizzare che dipendeva da una schiera di peli che, contro ogni legge biologica, come solo un'esplosione di energia mutante può giustificare, stava crescendo a vista d'occhio su tutto il suo corpo, più nerboruto che mai. A quella vista orrorifica, gli sfuggì una risata.

Una risata isterica e acuta, che fece tremare i vetri delle finestre dell'intero palazzo, fece abbaiare i cani e piangere i bambini.

La risata triste e minacciosa di una iena.

 

Per le strade di San Francisco.

 

Il passaggio di una creatura irsuta, forte e irrequieta è un motivo sufficiente per scatenare il panico per strada. E attirare l'attenzione delle forze dell'ordine.
Per Ben Reilly era stata una manna dal cielo ricevere l'annuncio diramato dai suoi colleghi del San Francisco Police Department. Aveva seguito il più velocemente possibile le segnalazioni dello scontro, ed era arrivato nel quartiere in cui abitava Vincent Gonzales.
Quando vide una scia di poliziotti riversi, ebbe paura di controllare che il suo collega fosse intervenuto e fosse stato colpito dalla creatura di cui le frequenze della polizia davano descrizioni confuse. Non ebbe che il tempo di dare una scorsa in volo, perché finalmente gli si stagliò davanti il responsabile di tanto caos. Un uomo grande e nerboruto, più peloso del normale.
<Hai scelto il giorno sbagliato per mostrare il tuo brutto muso, amico.> si presentò, telando verso di lui <Oggi avevo proprio bisogno di uno scontro vecchio stile con il mostro di turno!>
Ryder alzò lo sguardo e replicò con un:
<Ragno Rosso... l'eroe più sopravvalutato e porta-rogne della costa ovest>.
<Grazie, mi fai arrossire... peccato, non che cambi molto per me!>
Gli mollò un gancio che lo proiettò dall'altro lato della strada. L'uomo sotto la maschera aveva troppa rabbia repressa da sfogare e l'agitatore era capitato nella giornata sbagliata, destinato a fare da punching ball.
Con velocità degna di un metaumano, Damon si rialzò e si pulì la bocca del sangue... e iniziò a ridere.
L'arrampicamuri ne fu presto sicuro: quella risata aveva qualcosa di non umano. Gli metteva addosso i brividi e la pelle d'oca, gli premeva contro i timpani e, ultimo ma non per importanza, faceva pizzicare il suo senso del pericolo. Il suo istinto era di coprirsi le orecchie. Guardandosi intorno, vide fare lo stesso ai passanti in fuga, notò la risonanza dei vetri che vibravano. Qualunque potere mutante avesse il suo avversario, aveva a che fare con le sue corde vocali, capaci di produrre frequenze sonore impossibili per un essere umano. Gli ricordava la "risata folle" artificiale del supereroe Goblin [8]... solo, ancora più efficace.
<Accidenti se fai scattare i nervi... come ti chiamano, "Iena Ridens"!?> tentò ancora di sdrammatizzare, a modo suo, avanzando verso di lui, ma si accorse di barcollare. Quel suono sinistro gli dava anche un senso di vertigine, agendo con tutta probabilità su tutto l'apparato uditivo.
<Hyena sarà sufficiente> sentenziò Damon Ryder, con un ghigno inquietante.
Non fu necessario che il tessiragnatele lo raggiungesse, perché la Hyena caricò l'aracnide e riuscì a travolgerlo come una palla da bowling con l'ultimo birillo, approfittando del suo stato confusionale.
"E' forte e veloce" si rese conto il supereroe, durante la capriola che lo rimise in piedi. Scrollò la testa e attaccò subito, dal momento che l'effetto della risata era passato.
Il pugno chiuso stava per calare sul volto trasfigurato di Hyena, quando un taglio di luce particolare ne fece risaltare i lineamenti.
E Ben Reilly lo riconobbe.
<Damon..?> gli sfuggì, senza pensare alle conseguenze.
Ryder approfittò dello smarrimento per dar fondo a tutta la sua nuova forza e, con una ruota, colpì il Ragno Rosso nello stomaco e lo fece schiantare contro la facciata del palazzo alle loro spalle.
Eppure, in quel frangente, Ben non pensava al dolore, quanto: che cosa era successo al suo collega? E c'era qualcuno che si salvasse tra i suoi conoscenti?

Nel covo segreto di Sunnydale.

 

Rhino e Boomerang erano eccitati, non la finivano più di parlare. "E' stata una figata pazzesca" può essere un efficace riassunto dei loro commenti sulla loro fuga dalla Volta.

Mysterio era penetrato nel carcere di massima sicurezza con una tale non-chalance da sbalordire tutti i suoi colleghi. Non c'era stato bisogno di combattere, di fare danni a cose o persone. Quattro super-criminali vi erano entrati trionfalmente, grazie al Maestro delle Illusioni che riusciva a ingannare tanto i sistemi di allarme quanto i Guardiani.

Adesso, nelle celle dei due evasi, figuravano due credibili fantocci che avrebbero fatto guadagnare loro ulteriore tempo.

<... non si saranno ancora accorti di nulla! Ahrahrahr!> rideva sguaiatamente AlekseiSytsevich.

<Sì, sì, Mysterio ha fatto un lavoro molto elegante, di tutt'altra pasta rispetto alla caciara dei Sinistri Sei della costa est> annuì il Signore del Crimine, composto <ma ora bando alle ciance, signori. Per quanto mi riguarda, abbiamo forze sufficienti per perseguire i nostri scopi. Ossia: debellare la piaga dei supereroi da questa città... per poi conquistarla definitivamente.>

<Signore, io sono in debito con lei per la libertà e farò tutto quello che lei mi chiederà di fare> intervenne Fred Myers <ma... sta davvero creando una nuova squadra dei Sinistri Sei? Dopo tutti i fallimenti delle precedenti formazioni?>

Lady Octopus e lo Scarabeo si lanciarono un'occhiata perplessa: entrambe temevano una reazione dura da parte del loro boss.

<La superstizione la lascio ai deboli e ai poveri di spirito. Ognuno crea la propria fortuna. E voi dimostrerete che in California suona una musica del tutto diversa rispetto a New York. Proprio sfatando convinzioni radicate sui buoni e sui cattivi... dimostreremo chi comanda davvero qui. Nessun supereroe oserà più metter piede a San Francisco> sentenziò il Signore del Crimine.

Sulla scia di tanta autorevolezza e di tanta convinzione, i nuovi Sinistri Sei furono finalmente disposti a credere di poter riuscire nell'intento.

 

Continua..!

 

Le Note

 

Non c’è molto da segnalare su questo episodio, se la presenza del nostro mutante artigliato preferito; Logan è un buon amico di Lindsay McCabe fin dal primo numero della sua serie personale (Wolverine  vol. 2 # 1,  novembre 1988) dunque non c’è da stupirsi se dopo quanto le è successo sia corso in suo aiuto.

Nei prossimi numeri sarà una presenza fissa, per noi.

 

1= Nel numero 16.

2 = Nel numero 13, Ben ha tradito Helen andando a letto con Elizabeth Tyne.

3 = Jessica Carradine, ex fidanzata di Ben Reilly e figlia del ladro che sparò a Ben Parker, è convinta che gli Uomini Ragno (quello di New York e quello rosso di Frisco) siano degli assassini, dato che crede che questi abbiano ammazzato sia suo padre che il giornalista KenEllis (sebbene Tarantula Nera abbia confessato l’omicidio dietro le quinte diWebspinnes # 38). Dato che nessuno pare credere alla sua storia, è caduta in un profondo stato di depressione paranoica che l’ha spinta nel baratro dell’alcolismo e nell’abuso di psicofarmaci, le cui conseguenze avete letto in questo episodio.

4 = Nel num 17

5 = Nello storico e controverso L'UOMO RAGNO 200.

6 = Mentre Ben Reilly era brevemente tornato a essere l'Uomo Ragno nel n. 13 della nostra testata su Spidey.

7 = Su "L'Uomo Ragno" n. 78.

8 = Vi ricordate Phil Urich e il suo costume cibernetico da Folletto Verde?

Carmelo & Mickey